Epifania

"Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia." (Mt 2,9-10)

La parola “epifania”, deriva dal greco ἐπιϕάνεια e significa “manifestazione, apparizione” (in questo caso quella di Cristo Signore a tutti i popoli).

È una festa molto importante nella tradizione cristiana, perché sottolinea come la venuta di Gesù non sia rivolta solo ad alcuni, ma a tutta l’umanità. È una festa che esplicitamente chiarisce come, di fronte a Dio, non possa esistere in alcun modo, ogni forma di razzismo o discriminazione. La rivelazione di Gesù è per ogni singolo uomo a qualunque popolo appartenga e di qualunque colore sia la sua pelle (come è ben sottolineato dalla tradizione del presepe che presenta i magi con il colore della pelle differente).

Questa festa affonda le sue radici nel vangelo di Matteo che racconta il lungo viaggio di tre uomini saggi (i Magi) alla ricerca di Gesù.

Al di là delle diverse leggende in relazione alla figura dei Magi, la Chiesa li ha sempre considerati come simbolo dell'uomo che si mette alla ricerca di Dio: «Essi», ha detto Benedetto XVI nell'omelia della solennità dell'Epifania del 2011, «erano probabilmente dei sapienti che scrutavano il cielo, ma non per cercare di “leggere” negli astri il futuro; erano piuttosto uomini “in ricerca” di qualcosa di più, in ricerca della vera luce, che sia in grado di indicare la strada da percorrere nella vita».

Leggende e interpretazioni si sprecano. I Padri della Chiesa ne hanno date diverse. Tertulliano, nel II secolo, concede ai Magi la qualifica di Re; nello stesso periodo Sant'Ireneo spiega il significato dei tre doni: la mirra è l'olio tradizionalmente utilizzato per la sepoltura e allude alla Passione di Cristo, l'oro è simbolo di regalità, l'incenso è riservato a Dio. Lutero, nel XVI secolo, li associa a fede, speranza e carità, le tre virtù teologali.

Un'altra leggenda armena vuole che i Magi fossero fratelli e riferisce i loro nomi: Melkon, persiano; Baldassarre, indiano; Gaspare, arabo.

Ma cosa c'entra tutto questo con la Befana della cultura popolare, la festa dei bambini che ha come simbolo una vecchietta dall'aspetto decisamente poco avvenente, ma dal carattere bonario che porta in dono calze piene di dolciumi e regali? Nei secoli la celebrazione cristiana si è fusa con elementi folcloristici, così la Befana (storpiamento della parola "Epifania"), a cavallo della sua scopa porta doni in ricordo di quelli offerti a Gesù bambino dai Magi. Una figura tipicamente italiana: in Spagna, molto più intelligentemente, a portare i doni sono gli stessi Magi.

Un vero peccato, perché questa banalizzazione della festa, ostacola la possibilità di viverla questa sottolineandone, anche per i non credenti, il suo valore umano di uguaglianza tra i popoli!