Il mistero delle statuette

Il nostro viaggio nella storia dell’esperienza religiosa parte da alcune piccole statuette ritrovate in Europa (circa sessanta esemplari) che risalgono tra il 30000 – 25000 a.C.

Queste statuette, che vengono definiti “Veneri”, rappresentano figure femminili con caratteristiche molto evidenziate: hanno una corporatura robusta, seni estremamente pronunciati, ventre enorme, fianchi larghi e, in certi casi, gli organi genitali molto sviluppati. Nella foto qui accanto puoi vedere la cosiddetta Venere di Willendorf, dal nome della località in Austria dove è stata ritrovata (ca 24.000-22.000 a.C.).

Come certamente hai notato, queste statuette ci portano a riflettere sul tema della fecondità, cioè sul mistero della vita che nasce. Le statuette rappresentano simbolicamente una donna, forse incinta, (il ventre enorme), pronta a dare la vita (i fianchi larghi e gli organi genitali molto sviluppati) e ad assicurare cibo abbondante al nascituro (i seni enormi e la corporatura robusta).

Ma a chi corrisponde questa immagine simbolica di donna?

Siamo di fronte alla prima raffigurazione di una divinità nella storia umana: le statuette raffigurano la dea Madre, la madre terra!

La terra, la natura, era pensata come Madre che si prende cura dei suoi figli e non solo da a loro la vita, ma gli assicura il sostentamento con l’abbondanza del cibo.

A lei ci si rivolgeva nel momento della nascita dei bambini, lei si invocava per ottenere abbondanza di cibo e protezione dai pericoli. A lei, come vedremo più avanti, ci si affidava nel momento della morte.

É quindi, con incredibile stupore, che all’inizio del nostro percorso troviamo questa splendida testimonianza religiosa lasciataci dai nostri antenati: la divinità è innanzitutto pensata come una Madre che dona la vita.


Immagine realizzata in digitale da Benedetta Vergani