Yom kippur

"Ma YHWH rispose a Giona: Tu ti dai pena per quella pianta di ricino per cui non hai fatto nessuna fatica e che tu non hai fatto spuntare, che in una notte è cresciuta e in una notte è perita e io non dovrei aver pietà di Ninive, quella grande città, nella quale sono più di centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra, e una grande quantità di animali?".

(Giona 4,10-11)

Se tutti i primi dieci giorni del mese di Tishrì sono caratterizzati dalla riflessione su se stessi e dalla preghiera, Yom Kippur è il giorno dell’afflizione. Essenziale è il coinvolgimento personale, soprattutto con un digiuno totale senza bere né mangiare per circa 25 ore (dal quale sono esenti i malati), insieme ad altre forme di astensione. Il digiuno ha lo scopo di rendere la mente libera da pensieri e aiutare nella meditazione e nella preghiera.

Prima di Kippur si devono saldare i debiti morali e materiali che si hanno verso il prossimo. Si deve chiedere perdono di persona a coloro che si è offesi: a Dio per le trasgressioni compiute verso di Lui, mentre quelle compiute verso gli altri vanno personalmente risarcite e sanate.

Ciò che caratterizza questo giorno sono la serenità e la fiducia, consapevoli che la richiesta di essere iscritti da Dio nel “Libro della vita”, sarà ascoltata ed esaudita. Per indicare la purezza necessaria per avvicinarsi a questo giorno sacro, alcuni indossano un abito bianco.

Kippur è forse la più sentita tra le ricorrenze e anche gli ebrei meno osservanti in questo giorno sentono forte il loro legame con l’ebraismo.

L’assunzione della responsabilità collettiva è un’altra delle caratteristiche di questo giorno: in uno dei passi più importanti della liturgia si chiede perdono dicendo “abbiamo peccato, abbiamo trasgredito….”. In questo giorno quindi, la richiesta di perdono non è fatta solo dal singolo, ma dall’intera comunità, nella consapevolezza profonda che l’esperienza del male, non è esclusivamente qualcosa di soggettivo, ma colpisce in modo profondamente negativo l’intera comunità.

Questa lunga giornata di 25 ore (proprio per indicarne la straordinarietà) viene conclusa dal suono dello Shofàr, il corno di montone, che invita di nuovo al raccoglimento, e dalla cerimonia di “separazione” dallo Yom Kippur per tornare nella vita ordinaria.

Lo shofar (שופר) è un corno di montone utilizzato come strumento musicale. Si usa durante alcune funzioni religiose ebraiche ed in particolar modo durante Rosh haShana e Yom Kippur.