Shabbat

"Siamo rimasti fedeli allo Shabbat in ogni paese, in ogni cultura e in ogni circostanza della nostra storia di quattromila anni, dai momenti più gloriosi a quelli più bui. Nelle parole di un famoso scrittore Ebreo: “Ancora più di quanto gli Ebrei hanno osservato lo Shabbat, lo Shabbat ha custodito gli Ebrei”

(dal sito: it.chabad.org)


Il termine Shabbat deriva dalla radice ebraica Shevat, che significa cessare.

Il sabato ebraico infatti implica la cessazione di qualsiasi attività lavorativa. Lo Shabbat ha sempre occupato un posto fondamentale nel cuore dell’ebreo osservante. E’ la più importante delle ricorrenze del calendario ebraico e si ripete di settimana in settimana scandendo il ritmo dell’anno nella vita del singolo, in quella famigliare e in quella comunitaria. L’ebreo osservante celebra lo Shabbat dal tramonto del venerdì fino al sorgere delle stelle la notte di sabato.

Durante il sabato tutti hanno diritto al riposo e devono essere esentati dal lavoro. Non deve lavorare né il padrone né il servo, né l’uomo, né la donna, non il cittadino né lo straniero, perfino gli animali. Lo Shabbat rende ogni uomo uguale all’altro: nessuno può avvalersi dell’opera di un suo simile. Il riposo settimanale che per noi oggi è un concetto condiviso, in passato era assolutamente rivoluzionario, soprattutto quando coinvolgeva gli schiavi.

Le donne ebree usano accendere le candele il venerdi, prima dell'entrata di Shabbat. Una volta terminata l’accensione, bisogna iniziare ad osservare tutte le leggi di Shabbat.

Si stendono le mani sopra le candele muovendole verso il cuore.

Si coprono gli occhi e si recita la seguente benedizione:


Baruch Atah Ado-n-ai Elo-henu Melech Haolam Asher Kideshanu Bemitzvotav Vetzivanu Lehadlik Ner Shel Shabbat Kodesh.


Benedetto Tu, o Signore, nostro D-o, Re dell'Universo, che ci hai santificati con i tuoi comandamenti e ci hai comandato di accendere le candele del Santo Shabbat.


Si scoprono gli occhi, si guardano i lumi e ci si augura a vicenda Shabbat Shalom.

L’uomo per sei giorni lavora e si dedica alle cose “materiali”. In questo giorno, invece senza preoccuparsi dell’attività produttiva può dedicarsi a se stesso, alla comunità, alla società, alla famiglia, agli amici, allo studio e al riposo. Così grazie al sabato, l’ebreo ricorda che “non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Deuteronomio 8,3), ossia che la dimensione spirituale della vita abbraccia e da’ significato anche a quella materiale, ricollocandola in un orizzonte di libertà.

Per questo è importante ricordare che il culto sabbatico si esprime in diversi ambiti: da quello pubblico (in sinagoga) con la preghiera comunitaria, a quello privato domestico in famiglia, fino a quello del comportamento personale.

Infine sottolineiamo il momento di condivisione intorno alla tavola, dove si riunisce la famiglia – e gli ospiti che non dovrebbero mai mancare. La tavola non risplende solo perché preparata in maniera diversa dagli altri giorni (con una tovaglia pulita, un tovagliolo speciale per coprire le challoth – il pane bianco caratteristico della festa -, il bicchiere contenente il vino che serve per la santificazione, le candele del Sabato, i cibi prelibati, diversi da quelli che vengono messi a tavola nei giorni feriali), ma anche perché lo spirito che pervade questa giornata dovrebbe riempire l’uomo di una spiritualità che lo conduce, lo illumina e lo ispira per l’intera settimana.

Per fare un po’ nostra questa meravigliosa tradizione ebraica, inseriamo la ricetta per il pane della festa, così da provare a realizzarlo per assaporarne il gusto.

Ricetta della Challah


- 250 g di farina

- 25 g di lievito di birra in cubetto fresco o una bustina di lievito liofilizzato

- 50 g di zucchero

- un uovo

- un cucchiaio di olio

- un po’ di sale


1. Formare una "montagna" con la farina, il sale e lo zucchero; fare un "buco" al centro dove versare l'uovo.

2. Cominciare ad impastare.

3. Aggiungere a poco a poco il lievito fresco preferibilmente diluito in acqua tiepida.

4. Impastare.

5. Aggiungere l'olio e continuare ad impastare.

Si deve ottenere una palla di pane abbastanza omogenea.

6. Coprire con un panno l'impasto e lasciare lievitare per 2 - 3 ore.

7. Si possono fare diverse challoth sia con due o tre trecce.

8. Mischiare un rosso d'uovo con un po’ di caffè e con un pennello da torta ricoprire le challoth in modo omogeneo.

9. Cuocere 20 minuti in forno a 160°C.